diario onirico in metamorfosi

 

Elettra Ranno - ©2006

 

 




Inizialmente vidi una mano e poco dopo il corpo, ancora attraversato dal filo di luce proveniente dai lampioni della strada. Non feci in tempo a fissare nella mente queste immagini che lei, in tutta la sua fisicità, mi pasṣ innanzi, sfiorandomi. La guardai in viso per un attimo, fulminato dal suo sguardo, mentre lei, muovendo la testa come a sciogliere i capelli, mi sorrise e scomparve attraverso un'altra porta. Vittima di un'ipnosi della coscienza, iniziai a percepire i suoi movimenti ascoltando lo spostamento dell'aria immobile che mi circondava. Decisi di seguirla come si segue un sogno, preda volutamente inerme di un possesso interiore. L'impressione fu quella che, attraverso questi suoi giochi, ella tendesse a portare la verità verso di me, ma forse verso tutti noi, spezzando le false certezze e trasformandole, nello stesso tempo, in frammenti di realtà, che potevano così apparire sotto una luce completamente nuova. Ella, interrogando se stessa, poneva anche a noi gli stessi quesiti esistenziali, al fine di risollevare la nostra attenzione e di dare forma alla coscienza. Usando la sua abilità nell'apparire e nello scomparire, esercitava in noi una nuova forma di purificazione, quasi per un ordine interiore proveniente dall'anima... una metamorfosi costante, una danza orfica, nella quale rappresentava noi stessi nell'agire quotidiano... una magica interpretazione dell'infinita ricerca dell'esistenza basata su azioni visibili, ma molto spesso, su quelle invisibili. Un richiamo interiore, magistralmente intonato che affascinava e trascinava nel profondo. iniziò così a parlarmi attraverso le mille voci del silenzio, seguendo un ordine di ricerca interiore che la faceva passare da una dimensione all'altra, come per raggiungere un'estasi illuminante. Mi sentii parte di lei, pronto ad intraprendere un cammino di purificazione alla ricerca di me stesso. Tremante le tesi la mano, sicuro di non riuscire a toccarla. Sentii il suo calore, ne fui inebriato e, con lei, attraversai la porta della mia anima.

Initially I sow a hand and then slowly its figure through the light coming from the street lamps. I barely had time to fix those images in my mind that she walked by me, in all her physical form slightly touching me. I looked at her in the face for a moment, struck by her look, as she, while moving her head as if to untie her hair, disappeared through another door. Falling victim to the hypnosis of the conscience, I began sensing her movements by listening to the still air shifting around me. I decided to follow her as you would follow a dream, a willingly defenceless prey of an internal possession. If felt as if through her games, she would bring life towards me, maybe towards all of us, by breaking false uncertainties and at the same time transforming them into fragments of reality that could be seen under a completely new light. By questioning herself, she forced on us the same existential questions raising our attention again and giving form to our conscience. By using her ability to appear and disappear, she forced us to act on a new farm at purification, as if ordered from within the soul … a constant metamorphosis, an orphic dance, in which we were all represented in our daily routine... a magical interpretation of the infinite search of existence based not only on visible actions but often on the invisible ones. A skilfully tuned call from within which fascinated and carried us in the depths. She then began talking to me though the thousand voices of silence, following an internal search order that made her pass from one dimension to another as if reaching far an enlightened ecstasy. I became apart of her, ready to follow the path of purification in search of myself. While trembling I gave her my hand certain that I could not touch her. I felt her warmth and inebriated by it as I crossed with her the door of my soul.

Fabrizio Boggiano