Rolleiflex
"Original Rolleiflex"
1928
Nata per pellicola 117 e spesso modificata dai proprietari per l'uso
del 120 fornisce 12 immagini 6x6 cm. Mentre l'obiettivo che effettua
la ripresa è uno Zeiss Tessar 75mm f/3.8 (o 4.5) quello per
la visione mantiene la denominazione Heidoscop. L'avanzamento del
film avviene tramite una manopola che gira liberamente, la giusta
quantità di pellicola da avanzare è determinata osservando
i numeri stampati sulla carta protettiva del film attraverso una
finestrella del dorso. Il mirino incorpora una livella a bolla,
il coperchietto degli obiettivi è fissato alla fotocamera
tramite una cordicella.
Rolleiflex 4x4
"Original Baby"
1931
Usa pellicola 127 per 12 immagini 4x4 cm. Poichè il 127 non
era numerato per questo formato i tecnici della F&H furono costretti
ad inventare un meccanismo che garantisse l'avanzamento della giusta
quantità di pellicola. Nacque così la leva laterale
che risultò tanto comoda e veloce da essere applicata immediatamente
anche alla Rolleiflex 6x6.
Rolleicord
"Rolleicord I"
1933
Il primo modello della serie economica Rolleicord costava meno della
metà della Rolleiflex, era privo della leva di carica e usava
un più economico obiettivo Zeiss Triotar. In compenso era
caratterizzato, caso unico fra tutte le fotocamere F&H, da un'elegante
finitura art-deco. Fornisce 12 immagini 6x6 cm su pellicola 120.
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Nel 1800 era nata l'idea della fotocamera biottica per evitare i
continui scambi vetro smerigliato / portalastre; si trattava di
fotocamere "doppie" in cui la parte superiore serviva
alla messa a fuoco e quella inferiore per esporre la lastra. Furono
essenzialmente fotocamere da studio, a soffietto, ma non mancarono
le biottiche da "usare a mano libera" costruite sul principio
delle cassette scorrevoli e proprio quest'ultime rappresentano il
caso più interessante perchè aprirono la strada alla
biottica del '900. Nel 1800 tuttavia le biottiche non ebbero molto
successo sebbene la pubblicità sostenesse che era possibile
controllare l'inquadratura anche a macchina carica (!), quindi passeggiare
con la macchina già pronta allo scatto (!!) e senza dover
usare il treppiede (!!!). Ovviamente tutto questo veniva vanificato
dall'ingombro della fotocamera e dalla bassa sensibilità
delle lastre, quindi fu necessario aspettare l'evoluzione tecnologica
del primo '900 per avere una biottica piccola e maneggevole. Fra
il 1910 ed il 1920 tre cose accelerarono bruscamante lo sviluppo
delle fotocamere: il definitivo affermarsi delle pellicole in rotolo,
il perfezionamento della stampa della lamiera di acciaio a freddo
e la riduzione delle tolleranze nelle lavorazioni meccaniche. La
conseguenza fu immediata: le macchine fotografiche diventarono di
metallo, più piccole e più leggere, con maggiore autonomia
e più precise. Le dimensioni crollarono ad un quarto della
media precedente, le prestazioni salirono di colpo. Il fenomeno,
che fu esteso a tutti i tipi di fotocamere, rese possibile anche
la costruzione della Rolleiflex, che ha un ottimo rapporto fra le
dimensioni, il peso e la superficie del suo negativo, forse il migliore
in assoluto. Se si aggiunge che la Rolleiflex era semplice e robusta,
utilizzava otturatori Compur ed obiettivi Zeiss è facile
intuire che esistevano tutti i presupposti per un successo duraturo.
Protagonisti di questa storia furono Paul Franke e Reinhold Heidecke,
entrambi ex-dipendenti della Voigtlander e soci fin dal 1921. Non
a caso le origini della Rolleiflex sono legate alla fotocamera Stereflektoskop
della Voigtlander, prodotta fra il 1913 e il 1930. E' evidente che
F&H misero a frutto le esperienze maturate nell'industria fotografica
più antica del mondo e la loro prima macchina Heidoscop (1921)
è palesemente copiata dalla Stereflektoskop. La Heidoscop
è una stereoscopica dotata di tre ottiche: due per la ripresa
ed una per la visione.
Quando alla Heidoscop fu applicato il dorso
per pellicola in rullo nacque il modello Rolleidoscop (1926), probabilmente la
migliore fotocamera stereoscopica del '900, dopo
di che la Rolleiflex (1928) fu solo il risultato dell'intuizione
che dall'ottima macchina stereo si poteva derivare una biottica
eliminando uno degli obiettivi destinati alla ripresa e impostandone
lo sviluppo in verticale piuttosto che in orizzontale. Nel corso
di questa operazione fu recuperato il sistema di messa a fuoco a
cassette scorrevoli della Stereflektoskop che si era perso nella
Heidoscop, così la Rolleiflex assomiglia molto più
alla fotocamera di partenza che alla Heidoscop. Curiosamente (casualmente?)
è facile osservare che gli stessi nomi raccontano la storia
dei modelli: dalla Stereflektoskop riprogettata da Heidecke
(Heidoscop) si passò al modello per pellicola in rullo (Rolleidoscop)
per arrivare alla reflex a rullo (Rolleiflex).
La Rolleiflex ebbe sempre la leadership delle biottiche; F&H
ebbero la genialità o la fortuna di realizzare fin dall'inizio
un prodotto maturo, tale che la filosofia della macchina rimase
inalterata nei successivi 50 anni. Le modifiche che distinguono
un modello dall'altro servirono solo per adeguarla alle innovazioni
tecniche del tempo mentre le dimensioni ed il peso rimasero sempre
sostanzialmente invariate.
Storicamente la Rolleiflex ha una importanza che travalica l'era
della biottica: il suo apparire risvegliò l'interesse per
il sistema reflex e dimostrò che era possibile costruire
una macchina piccola e leggera, che superava gli svantaggi e conservava
i benefici di questo sistema.
Forse non è un caso che dopo pochi anni altri costruttori
iniziarono a progettare la monoreflex dell'era moderna.
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