OM-1
(1971)
SRL professionale 24x36mm;
otturature meccanico orizzontale con tendine di stoffa, tempi di scatto
1 - 1/1000 + B, sincro flash 1/60; autoscatto meccanico (12 sec. c.a.),
ghiera dei tempi di scatto coassiale all'innesto delle ottiche;
esposimetro a galvanometro con riferimenti fissi nel mirino che utilizza
due cellule CdS ed effettua una lettura media con prevalenza al centro,
la sensibilità impostabile per la pellicola è 12 - 1600
ASA; presa flash pc con sellettore coassiale "X" ed "FP".
Circa 280 accessori di cui 30 ottiche(dal fisheye 2,8/8mm al lungo
fuoco 11/1000mm), winder e motor drive (non disponibili per la prima
serie di fotocamere ma solo con le MD "motor drive"), dorso
per 250 fotogrammi, accessori per macro/micro fotografia (soffietto,
mirino angolare, ottiche dedicate, adattatore per microscopio) e fotografia
astronomica, schermi di messa fuoco intercambiabili, borse, flash
e molti altri elementi minori o troppo specializzati per poter interessare
l'utente comune.
OM-2
(1975)
Reflex professionale 24x36mm;
otturature elettronico orizzontale con tendine di stoffa, tempi
di scatto da 1 sec a 1/1000 + B, sincro flash 1/60. In automatico
la OM-2 seleziona i tempi senza soluzione di continuità e
la versione OM-2n arriva fino a 60 sec di esposizione
(nota: alla
fine degli anni '70 la stampa di settore pubblicò che era
stato messo in vendita un lotto di fotocamere modificate - non identificate
esternamente - che raggiungevano tempi di esposizione fino a 15
minuti. Non mi risulta che la notizia sia mai stata confermata o
smentita ma posso affermare che l'esemplare raffigurato esponeva
correttamente pose di molti minuti, il che supponeva che i progettisti
avessero considerato anche il fattore di reprocità delle
pellicole ).
Sistema esposimetrico composto da due cellule CdS ai lati dell'oculare
del mirino (come la OM-1) e due fotodiodi al silicio posti nella
camra dello specchio, rivolti verso la pellicola. Indicazione dell'esposizione
nel mirino ad ago con due modi di funzionamento: in manuale la giusta
esposizione si ha quando l'ago è centrato fra due riferimenti
fissi, in automatico l'ago si muove lungo una scala di tempi per
indicare il tempo impostato dalla fotocamera. L'esposimetro può
essere starato intenzionalmente di +/- 2 diaframmi. Le altre caratteristiche
della macchina coincidono con quelle della OM-1.
OM-3
/ OM-4
(1983/84)
Le OM-1 / OM-2 furono sostituite rispettivamente dai modelli OM-3
e OM-4 che introducevano per la prima volta l'esposizione multi-spot.
Il multi-spot è un frutto della genialità di Maitani:
dato che la lettura media è intrinsecamente poco precisa
e lo spot richiede esperienza, il multi-spot permette all'utente
di fare fino ad 8 misure spot delegando alla macchina il compito
di determinare l'esposizione facendo la media delle letture memorizzate.
In questo modo l'utente ha la possibilità di dare il giusto
peso alle luci, alle ombre o ad una zona particolare semplicemente
facendo due o più letture dello stesso punto.
Con la OM-4 termina
il Sistema OM. Essa rimane in catalogo per tutti gli anni '90 ma
in realtà scompare dai negozi molto tempo prima, sopraffatta
da un prezzo molto elevato e dalla nuove ammiraglie autofocus.
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Negli anni '70, mentre le reflex meccaniche cedono il passo
alle elettroniche, la Olympus introduce due fotocamere professionali
che sono pietre miliari della storia della macchina fotografica:
la OM-1, meccanica e manuale, che rivoluziona le dimensioni
delle reflex, e la OM-2, elettronica ed automatica, che
apre la strada dell'esposizione in tempo reale.
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Yoshihisa Maitani
Yoshihisa Maitani è il protagonista dei 30 anni di
successi Olympus nel settore fotografico: tutti i prodotti
che hanno reso famoso questo marchio portano la sua firma
e la diminuzione dell'impegno della company nel settore fotografico
coincide (casualmente) con il suo pensionamento. Nato nel
1933 a Ohnohara, Maitani costruisce all'età di 10 anni
la sua prima fotocamera; nel 1956 viene assunto alla Olympus
Optical Co. Ltd. e il suo primo compito di rilievo è
realizzare una fotocamera economica: Maitani riesce a coniugare
il basso costo con la qualità di una classe superiore
e realizza una fotocamera, chiamata Pen, che segna
l'inizio di una serie costruita in oltre 10 milioni di esemplari.
Nel 1971 Maitani progetta la M1 ("Maitani 1"),
introdotta sul mercato nel 1972 con il nome OM-1 ("Olympus
Maitani - 1") poichè il nome M1 era stato
precedentemente registrato dalla Leitz. La filosofia di Maitani
è sempre stata migliorare i prodotti negli aspetti
che risultano di reale aiuto al fotografo così, a posteriori,
molte soluzioni sembrano così ovvie che appare strano
che nessuno ci abbia pensato prima. Dopo la OM-1 altre fotocamere
si susseguirono con regolarità: OM-2,
XA (1979) - una piccola elettronica formato "pacchetto
di sigarette" che è la più piccola fotocamera
a telemetro prodotta in grande serie, OM-4 e OM-3, con le
quali si conclude, di fatto, la serie delle fotocamere professionali.
Seguono la AZ-300 (1988) che vince l'European Compact Camera
1988-'89 Award ed è forse la prima bridge camera,
la sua evoluzione IS-1000 (1990), la tascabile [mju:] (1991)
- erede della XA - che viene scelta come fotocamera ufficiale
della missione spaziale congiunta Americana e Sovietica. La
carriera di Maitani, coronata dal PMA Hall of Fame Award
- 1992 e dal Science and Technology Agency's Director
General's Award - 1994, termina il 30 giugno 1996, giorno
in cui si ritira dalla Olympus.
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Le
caratteristiche di targa della OM-1 non sono di grande rilievo
ma essa introduce una rivoluzione di grande respiro nel mondo
delle reflex: è più piccola e leggera (30% c.a.)
di tutte le reflex della sua epoca, il corpo macchina è
paragonabile a quello della fotocamera a telemetro Leica M4
e le ottiche più comuni hanno filtri di diametro 49mm
contro i 52mm dei Nikkor e i 55mm dei Leitz. Ma soprattutto
la OM-1 si impone all'attenzione dei professionisti perchè
le dimensioni ridotte non sono a scapito della qualità,
anzi è più silenziosa (e con meno vibrazioni)
delle altre reflex grazie a due ammortizzatori ad aria che frenano
la battuta dello specchio e il mirino vanta una copertura del
97%, superiore alla media ed equivalente a quello di una diapositiva
intelaiata (sono gli anni del boom delle diapositive). Lo studio
ergonomico ha spostato il comando dei tempi su una ghiera coassiale
al bocchettone delle ottiche in modo che tutti i comandi siano
accessibili senza modificare la presa della macchina, con la
mano destra che ha il compito di impugnare e scattare mentre
la sinistra ha funzione di sostegno e regolazione di tempi,
diaframmi e messa a fuoco del soggetto. Il corredo di ottiche
e accessori è
degno dei nomi più blasonati e fra tutti gli accessori
spiccano l'eccezionale motore da 5 fot./sec., veloce ed ergonomico,
ed il soffietto macro basculabile. Il successo della OM-1 obbligò
la concorrenza a seguirne l'esempio e, nel volgere di pochi
anni, si assistette alla generale riduzione delle dimensioni
delle reflex.
Pochi anni dopo la Olympus presentò la OM-2 con prestazioni
maggiori in un corpo gemello per dimensioni e peso. Se la OM-1
aveva segnato un nuovo standard per la meccanica la OM-2 rinnovò
l'elettronica introducendo il primo sistema real time
di esposizione automatica. In breve: prima della OM-2 le cellule
esposimetriche misuravano la luce riflessa dallo specchio (di
solito erano poste nel mirino) e l'esposizione automatica veniva
"congelata" prima dello scatto (dato che il sollevamento dello
specchio oscurava le cellule), con la OM-2 le cellule vengono
rivolte verso la pellicola e continuano a funzionare durante
lo scatto. In effetti la OM-2 disponeva di 4 elementi fotosensibili:
due cellule all'interno del mirino e due rivolte verso la pellicola:
le prime erano preposte a dare indicazioni all'utente (quindi
usate in particolare in manuale), le seconde per misurare l'esposizione
automatica durante lo scatto. Questa semplice rivoluzione consente
alla fotocamera di decidere in tempo reale e di variare il tempo
di esposizione, se necessario, durante lo scatto. La differenza
è apprezzabile soprattutto nell'uso del flash ed esistono
casi in cui la OM-2 espone correttamente mentre tutte le altre
fotocamere del tempo, manuali ed elettroniche, falliscono miseramente.
In particolare questo avviene con lo scatto simultaneo di un
flash non previsto (è un problema sentito dai reporter
che si trovano in gruppo ad affrontare lo stesso soggetto: può
accadere che due fotografi scattino contemporaneamente). Di
solito in questo caso l'immagine è fortemente sovraesposta
(e persa) mentre la OM-2 rileva l'aumento di luminosità
e riesce a salvare il fotogramma. Allo stesso modo la OM-2 banalizza
il difficile calcolo della esposizione flash in macrofotografia,
in cui è necessario tenere conto della caduta di luminosità
dovuta all'allungamento del soffietto. Con la OM-2 il fotografo
può "dimenticare" il problema confidando nella capacità
della macchina di determinare l'esposizione durante lo scatto.
Ma se così facendo esiste sempre un margine di rischio
la OM-2 va oltre e propone, per la prima volta in assoluto,
l'esposizione TTL flash, ovvero il controllo dell'emissione
della luce di un flash dedicato da parte della fotocamera stessa.
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