Nikon F
con pentaprisma senza esposimetro, l'unico disponibile nel 1959
La Nikon F, con il 50mm f1.4 ed il pentaprisma senza esposimetro,
come la vedete in questa foto, pesa circa 950 gr, mentre con esposimetro
Photomic e motore raggiunge i 1800 gr. Probabilmente questa è
la prima cosa che notereste mentre la seconda è il rumore
dello scatto e la sensazione generale di solidità degni di
un carro armato. Ma se avete vissuto la stagione pre-autofocus,
quando i comandi si regolavano guardando delle ghiere piuttosto
che un display, non potreste fare a meno di sorprendervi che tutti
i comandi sono estremamente familiari e la forma del corpo "normale"
e potreste attribuire alla F un'età più giovane di
almeno 20 anni: questo fa riflettere su quanto dovesse essere innovativa
nel 1959.
Caratteristiche generali:
reflex per pellicola '135', formato 24x36 mm;
innesto ottiche a baionetta "F" con diaframma automatico;
mirino intercambiabile a pozzetto, con pentaprisma semplice o con
pentaprisma esposimetrico; visione del 100% dell'area inquadrata,
specchio a ritorno istantaneo,
costruzione in metallo.
Leva di carica per armare l'otturatore e trascinare la pellicola.
Dorso e fondello solidali e completamente amovibili per il caricamento della
pellicola e l'uso del motore.
Contapose autoazzerante, coassiale alla leva di carica con promemoria
della lunghezza della pellicola (20 - 36).
Comando di sblocco della pellicola coassiale al pulsante di scatto,
manettino per il riavvolgimento del film.
Slitta personalizzata per il flash, con contatto caldo, in corrispondenza
del manettino di riavvolgimento.
Comandi manuali per il sollevamento dello specchio, autoscatto meccanico
e chiusura manuale del diaframma.
Otturatore:
Orizzontale sul piano focale, con tendina metallica.
Tempi:
T - B - 1 - 2 - 4 - 8 - 15 - 30 - 60 (sycro flash) - 125 - 250 - 500 - 1000.
20mm 1:3.5
probabilmente
la focale più corta che fosse mai stata disponibile per una reflex
Accessori:
obiettivi da 20 a 1000 mm,
motor drive, accessori per riproduzione, fotografia al microscopio
e astrofotografia, filtri, borse, e praticamente ogni altra cosa
immaginabile per rendere universale la fotocamera.
pentaprisma esposimetrico Photomic e F-36
i comandi del motore erano localizzati sul retro, insieme
a un contatore che permetteva di impostare il numero di fotogrammi da scattare.
PC Nikkor 35 mm f 3.5
il primo obiettivo decentrabile per una SRL, prodotto dalla Nikon nel 1965
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Nel 1959 la reflex 35mm ha compiuto 24 anni e sono stati eliminati
tutti i problemi che la rendevano scomoda: lo specchio a ritorno
istantaneo ha risolto il problema del mirino oscurato dopo
lo scatto, il pentaprisma ha raddrizzato la visione ed il
diaframma non richiede più di essere chiuso a mano. Nel frattempo
il mercato delle macchine a telemetro si è saturato
e alcuni costruttori hanno iniziato a produrre reflex. E'
l'inizio di una svolta epocale in cui la leadership passa
dalla Germania al Giappone: nell'arco di 10 anni scompaiono
le macchine a telemetro, il mercato è invaso dalle reflex
e la maggior parte delle industrie ottiche europee chiudono
o sono fortemente ridimensionate. In questo contesto la Nikon
fa la scelta vincente che la farà diventare il nuovo
leader del mercato: trasforma la sua ottima macchina a telemetro
in una reflex, invece di progettare una fotocamera completemente
nuova. Questa scelta porta il duplice risultato di ottenere
un prodotto affidabile e riconosciuto dai fotografi.
In ogni caso lo sforzo progettuale deve essere stato enorme
perchè la Nikon F, la prima della serie, non ha soluzioni
di compromesso e consentirà alla Nikon di sviluppare
un sistema compatibile per i successivi 30 anni. La macchina
a telemetro è modificata per alloggiare lo specchio
con la ralativa meccanica, un mirino intercambiabile ed una
baionetta di grande diametro che in seguito non porrà
limiti alla progettazione delle ottiche. La macchina fu subito
corredata di un'ampia serie di validi obiettivi. |
Motor Drive F-36
Dalla fine degli anni '50 Nikon investì molto sui motori e questo
contribuì in modo sostanziale alla sua crescente leadership
nei 20 anni successivi. Non a caso quando Canon decise di
entrare nel settore professionale progettando la reflex
F-1 (1971) 2 dei 4 requisiti che individuò come essenziali
(motore, dorso da 250 fotogrammi, booster per aumentare la sensibilità
dell'esposimetro ed esposizione automatica) erano
relativi alla fotografia motorizzata .
Il primo motore elettrico per una fotocamera 35 mm era stato
creato per la Leica 250 Reporter (1934-46), una fotocamera
che poteva ospitare bobine di pellicola da 10 m equivalenti
a 250 fotogrammi; dopo di che nessun'altra fotocamera a
telemetro potette disporre di un motore elettrico fino a
quando, all'inizio del 1957, la Nikon non presentò a un
ristretto numero di fotografi un prototipo di fotocamera
motorizzata. I commenti favorevoli indussero l'azienda a
produrre il motore S-36 per la nuova SP ("S Professional")
che fu offerta sul mercato a partire dal settembre dello
stesso anno. Fra le reflex invece la prima
fotocamera motorizzata fu la Praktina FX (1953 - 1960) che poteva essere
corredata con un motore a molla che permetteva di fare brevi sequenze veloci
o con un motore elettrico, ben più pesante e ingombrante, che
permetteva anche di remotizzare il comando di scatto della fotocamera.
Quando la Nikon F fu immessa sul mercato disponeva già
del motore F-36, parente stretto dell'S-36 nella forma,
nelle prestazioni e nel sistema separato di alimentazione
dato che, inizialmente, le batterie erano allocate in una
custodia separata collegata con un cavo. Il portabatterie
attaccato direttamente al motore arrivò solo nel 1966 e
fu il primo a proporre l'impugnatura con pulsante di scatto,
tracciando così l'impostazione generale della maggior parte dei motori
che furono prodotti negli anni a seguire.
Il motore vero e proprio è solidale al dorso della fotocamera, da cui il nome
che richiama la massima capacità di fotogrammi, ed era disponibile
anche nella versione F-250 con dorso da 250 fotogrammi;
poteva arrivare a 4 fps quando lo specchio della
fotocamera veniva fissato in posizione alzata. Sebbene la
F potesse essere corredata con il motore anche in un secondo
tempo, le fotocamere motorizzate di solito uscivano dalla
fabbrica già corredate dal momento che l'aggiunta
successiva all'acquisto richiedeva la modifica del corpo
macchina. Si trattava della sostituzione di una calotta
sul fondo del corpo che nella versione accoppiata al motore
ha 3 fori che sono assenti nelle macchine prive di motore e in genere
l'operazione veniva fatta dal laboratorio del rivenditore
"per garantire la perfetta sincronizzazione fra fotocamera
e motore".
Per qualche anno la F non ebbe rivali motorizzabili
poi, a poco a poco, in poco più di 10 anni, tutti i competitor
nel settore professionale offrirono una reflex motorizzabile:
Topcon (RE Super / Super D, 1963),
Leitz (Leicaflex SL Mot, 1968),
Zeiss-Ikon (Contarex Electronic, 1970),
Minolta (SR-M, 1970, la prima reflex da cui scompare la leva di carica
perchè ha il motore integrato,
sebbene si tratti di un'appendice applicata al corpo della fotocamera),
Asahi Pentax (Spotmatic Motor Drive, 1970), Canon (F-1, 1971),
Olympus (OM-1MD, 1974), Yashica (Contax RTS, 1975).
Nei primi anni '70 il motore era l'accessorio di
maggior pregio nel listino dei principali costruttori, quasi
a rappresentare lo spartiacque fra le reflex professionali
e quelle amatoriali, e di norma il prezzo era paragonabile
a quello della fotocamera. Solo alla fine del decennio il
motore, nella sua versione meno performante chiamata winder,
diventò un accessorio abbastanza diffuso ed economico.
In questo tempo l'impegno di Nikon nello sviluppo dei motori
e la sua conseguente supremazia rimase invariata; si pensi
che la F2, modello successivo ed evoluto della F, offriva
la scelta fra 4 motori diversi (MD-1, MD-2, MD-3 e MD100,
quest'ultimo capace di 14 fps), due dorsi per 250 e 750
pose (MF-10 e MF-2), cavi e telecomandi remoti: un insieme
di oggetti che rappresenta a tutt'oggi il più vasto
e vario sistema di motori che sia mai stato prodotto per
una fotocamera 35mm.
La fotocamera illustrata appartiene all'ultima serie prodotta
nel 1973 - talvolta denominata dai collezionisti "Apollo"
in relazione alla missione spaziale Apollo 15 a cui Nikon
fornì un modello speciale di F - ed è stata
utilizzata dal suo proprietario per oltre 30 anni. Questa
serie, abbastanza ricercata, si distingue per le leve di avanzamento
e dell'autoscatto rivestite di plastica (come la F2, che era
già sul mercato da un paio di anni), l'aggiunta della
filettatura sulla presa sincro-flash e l'irrobustimento degli
occhielli per la tracolla.
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La Nikon F arriva sul mercato nel momento
propizio e con le carte in regola per il successo: il mercato
delle reflex non era ancora affollato, la concorrenza professionale
si riduceva a poche marche tedesche nei confronti delle quali
la Nikon costava qualcosa meno e disponeva di più ottiche
e accesori, anche questi a prezzi concorrenziali. In ultimo
la F aveva una linea moderna ma familiare per i reporter americani
che avevano conosciuto e apprezzato le Nikon a telemetro durante
la guerra di Corea.
La F contribuì a far diventare la reflex la macchina
fotografica per antonomasia e la sua diffusione e affidabilità
consacrarono il nome di Nikon a sinonimo di fotocamera professionale,
conferendole un forte vantaggio su tutti gli altri produttori.
Alla fine del '900 le Nikon F tornarono di moda e spuntavano
sul mercato dell'usato prezzi paragonabili ad una autofocus
di classe media, nuova. Si trattò di un vezzo di breve
durata perchè una F, che ha ormai più di 30
anni, richiede in genere riparazioni troppo costose per tornare
efficiente: il Photomic è soggetto a usura e non è
più affidabile (è un difetto fisiologico dato
che si basa su un contatto strusciante, soggetto a logorarsi),
la gommapiuma che ammortizza la battuta dello specchio diventa
fragile e appiccicosa (e se non viene sostituita può
sbriciolarsi e causare danni ancor più gravi); le ghiere
di messa a fuoco degli obiettivi non sono più frizionate
al punto giusto, perchè le tolleranze di queste
ghiere erano relativamente abbondanti e il frizionamento era
affidato al grasso che le riempiva, che col tempo perde le
proprie caratteristiche. Tuttavia chiunque possieda una F
in ottimo stato vi confermerà che è ancora una
macchina molto piacevole da usare e che se ne libererebbe
a malinquore. |
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