Leica I (1925)La prima versione regolarmente prodotta della Leica
è facilmente riconoscibile dal caratteristico blocco all'infinito dell'obiettivo.
L'ottica, fissa, può essere Anatigmat, Elmax o Elmar f 3,5 o un luminoso Hektor
f 2,5. L'otturatore in stoffa sul piano focale è autocoprente durante il
riarmo, dispone del blocco contro le doppie esposizioni e dei tempi da
1/20 a 1/500 oltre alla posa Z.
Il telemetro, venduto separatamente, era di fatto l'unico accessorio che poteva essere ospitato dalla slitta
posta sopra la macchina.
Leica II (1932)Nel secondo modello il telemetro divenne parte integrante della macchina e,
sebbene abbia una base piuttosto stretta (soprattutto in confronto a quello della Contax dello stesso anno),
rappresenta una bella soluzione che si adatta al progetto preesistente.
Leica III (1933)Con l'aggiunta dei tempi lenti, impostati tramite un selettore separato, il progetto di Barnack è oramai compiuto
e nei successivi 20 anni fu costantemente perfezionato dai suoi successori senza alterarne la sostanza.
Leica IIIc (1940)La IIIc è l'ingegnerizzazione del progetto originale
per adeguarlo all'evoluzione industriale maturata nei 20 anni trascorsi da quando E. Leitz aveva approvato la produzione della Leica.
(cortesia Maurizio Tonarelli - Firenze)
La differenza maggiore è celata all'interno, con i meccanismi della macchina alloggiati su una fusione in lega leggera.
Leica IIIf (1950)Il modello f introduce la presa per il flash
e sul tettuccio appare una ghiera (coassiale al bottone dei tempi) per aggiustare la sincronizzazione con l'otturatore.
Leica IIIg (1957)La IIIg è l'ultima e più
perfetta Leica a vite ed eredita alcune caratteristiche della nuova serie M con ottiche a baionetta,
prodotta già da tre anni quando venne messa in vendita la IIIg.
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La Leica cambia radicalmente la storia della macchina fotografica:
non è il miglioramento di qualcosa già esistente ma
un progetto rivoluzionario che ridisegna la fotocamera inventando
una impostazione dei comandi che nessuno ha più modificato.
Per questo motivo è universalmente riconosciuta come la pietra
miliare che segna l'inizio della storia moderna della fotocamera.
La Leica introduce il formato 24x36, il caricatore metallico per
pellicola 35mm con doppia perforazione (in seguito modificato dalla
Kodak in funzione della produzione industriale e codificato nel
1934 "135") e realizza il sogno di Oskar Barnack "un
piccolo negativo per grandi foto". Barnack (1879 - 1936) era un fotoamatore
con idee chiare sulla macchina fotografica ideale: piccola,
leggera e con ampia autonomia, senza dover rinunciare a negativi di alta qualità.
All'inizio del '900 si trattava di un sogno impossibile e Barnack aveva già fallito
varie volte nel tentando di modificare opportunamente alcune fotocamere per
lastre in vetro. L'occasione giusta gli si presentò nel 1913
quando, come dipendente di Ernst Leitz, progettò una cinepresa.
La storia ufficiale racconta che Barnack pensò di costruire
una semplice macchina fotografica per determinare l'esatta sensibilità
della pellicola cinematografica, dato che al tempo non c'era altro mezzo
che sviluppare uno spezzone di pellicola
esposta. Probabilmente invece Barnack approfittò dell'occasione
per fare l'ennesimo tentativo di fotocamera "piccolo negativo
per grandi foto" perchè nel prototipo aveva già
scelto di raddoppiare le dimensioni del formato cinematografico
18x24 ed inserito un contafotogrammi numerato fino a 50, veramente troppo
per una macchinetta destinata a fare solo qualche scatto di prova.
Barnack usò il prototipo per molti anni, ed alcune foto sono
giunte fino a noi: la qualità era decisamente buona e "la macchina di Barnack" fu apprezzata anche da Leitz.
UR-Leica
Questa fotocamera è una copia del prototipo di
Barnack, costruita dalla Leitz negli anni '70
ed utilizzata dalla fabbrica come dono per ospiti illustri.
Si notino le analogie fra questa ed il progetto definitivo:
la forma arrotondata, l'obiettivo rientrante e la slitta per gli accessori, destinata ad accogliere un mirino.
Il coperchietto dell'obiettivo era necessario per proteggere la pellicola durante la ricarica dal momento che l'otturatore non era autocoprente;
caratteristica che fu raggiunta solo dal modello di serie.
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Tuttavia il progetto di Barnack rimase inattuato fino all'indomani
della prima guerra mondiale quando Ernst Leitz, in un contesto di profonda
crisi economica, fu costretto a scommettere su un prodotto nuovo
e diverso per rilanciare la propria industria. Allora vennero migliorati
l'otturatore ed il contapose, la fotocamera fu dotata di un mirino
e di un obiettivo progettato appositamente per il nuovo formato.
Fu inventata la cassetta a tenuta di luce che, pre-caricata in camera
oscura, permetteva di cambiare la pellicola alla luce del giorno
e consentiva grande autonomia senza aumentare le dimensioni della
macchina. La scelta del rocchetto ricevitore per i fotogrammi esposti
rese necessari un comando di sblocco ed un altro per riavvolgere
la pellicola. Una preserie di 30 pezzi leggermente diversi fra loro
venne sottoposta giudizio dei fotografi nel 1923 e nel 1925 la Leica
(Leitz camera) fu finalmente proposta al mercato.
La prima serie ad ottica fissa fu seguita da altre ad ottica intercambiabile,
prima con attacco non standard (ogni fotocamera richiedeva obiettivi
personalizzati) e poi standardizzato. Il grande successo della Leica
stimolò molti altri costruttori, primi fra tutti Zeiss, che
introdusse l'ambiziosa Contax, e Kodak, che iniziò a produrre
caricatori di pellicola preconfezionati per il nuovo formato ed
una macchina dal prezzo più popolare, la Retina. Essi consolidarono
il successo del nuovo standard fotografico e del nome Leica perchè
per decine di anni il 24x36 venne chiamato semplicemente "formato
leica".
L'identificazione delle Leica a viteLe Leica con ottiche a vite non hanno impresso il nome sul corpo macchina
(caratteristica che fu introdotta nel 1954 con la serie M, con ottiche a baionetta),
pertanto la loro identificazione è basata sul riconoscimento delle caratteristiche peculiari di ogni modello.
Talvolta quest'operazione è facile perchè una singola caratteristica, ben visibile, identifica il modello;
in altri casi è più difficile perchè è necessario collegare fra loro aspetti meno appariscenti.
Questa tavola sinottica permette di identificare tutti i modelli principali esclusi quelli per applicazioni speciali.
Ad un livello di approfondimento maggiore di ogni modello si potranno distinguere alcune varianti, più
o meno significative, che non sono trattate da questa tabella.
In letteratura è facilente reperibile l'elenco dei numeri di serie delle Leica prodotte anno per anno ed il relativo modello.
In realtà è facile trovare delle fotocamere con
il numero di serie di un modello antecedente ma l'arcano è presto spiegato: la Leitz offriva ai propri clienti la possibilità di aggiornare la
fotocamera al modello nuovo, entro i limiti della compatibilità meccanica. Pertanto era possibile aggiornare, ad esempio, una I ad una III oppure una IIIc ad una IIIf ma non una III ad una IIIc perchè fra i due modelli cambiano
sostanzialmente la struttura interna e le misure esterne della fotocamera.
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Tettuccio sottile, con mirino, senza telemetro :
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Ottica fissa, otturatore a tendina:
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I (IA)
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Ottica fissa, otturatore centrale:
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Compur
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Ottica intercambiabile, bottone di riavvolgimento largo :
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I (IC)
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Ottica intercambiabile, bottone di riavvolgimento stretto:
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Standard
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Tettuccio sottile, con telemetro, senza tempi lenti :
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II
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Tettuccio sottile, telemetro e tempi lenti :
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Tempo più veloce 1/500:
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III
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1/000, oculari distanziati:
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IIIa
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1/000, oculari ravvicinati:
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IIIb
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Tettuccio prolungato fino alla flangia portaottica, senza mirino :
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Senza syncro flash:
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Ic
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Con syncro flash:
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If
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Con bottone di riavvolgimento rientrante nel corpo:
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Ig
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Tettuccio prolungato fino alla flangia portaottica, telemetro, senza tempi lenti :
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Senza syncro flash:
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IIc
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Con syncro flash:
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IIf
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Tettuccio prolungato fino alla flangia portaottica, telemetro e tempi lenti :
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Finestra del mirino piccola, senza syncro flash, senza autoscatto:
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IIIc
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Finestra del mirino piccola, senza syncro flash, con autoscatto:
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IIId
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Finestra del mirino piccola, con syncro flash:
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IIIf
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Finestra del mirino grande:
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IIIg
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Dorso per 10m di pellicola :
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250
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"18x24" inciso sul tettuccio :
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72
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Tutte le vecchie Leica si amano al tatto. Sono piccole e arrotondate,
la meccanica è fluida, lo scatto è dolce e silenzioso.
La vernice diventa fragile, deve essere trattata con rispetto, e
spesso le cromature sono consumate fino a scoprire l’ottone ma le
vecchie Leica funzionano sempre. Paradossalmente sono più
soggette a bloccarsi quelle degli anni ’50 a causa delle tolleranze
meccaniche più strette ed al diverso tipo di lubrificante.
Quanto all'obiettivo l’Elmar è sorprendente: se si evita
il controluce le sue immagini sono belle e contrastate sebbene sia
stato progettato negli anni ’20, non sia corretto per il colore,
non abbia trattamento antiriflessi e, inevitabilmente, porti
i segni del tempo ...
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